Sulle nuove tecnologie la scuola è da bocciare?
A fine giugno, l’OCSE ha rilasciato l’approfondimento sui dati PISA 2009 relativo alle competenze digitali dei quindicenni, ovvero ciò che OCSE chiama digital reading. Hanno aderito alla ricerca 16 paesi, tra i quali non è presente l’Italia (torneremo in conclusione sul nostro paese).
sabato 31 dicembre 2011
lunedì 26 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
giovedì 10 novembre 2011
domenica 16 ottobre 2011
Corso Tivoli
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sabato 15 ottobre 2011
martedì 4 ottobre 2011
Omosessualità e Islam
Vediamo dunque qual’è la posizione ufficiale dell’islam (nelle sue più importante scuole giuridiche) riguardo all’omosessualità, poi qual è la realtà del mondo musulmano (ieri e oggi) sulla questione dell’omosessualità, e infine qual è la legislazione odierna dei vari Paesi musulmani.
Il Corano e le Hadith sull’omosessualità
Nel Corano, il rapporto anale è considerato un peccato molto grave. La storia biblica di Lot (Genesi 19) è raccontata 6 volte nel Corano, caso eccezionale che ne mostra l’importanza, e sempre con una condanna assoluta: Corano 7, 80-84 ; 11, 77-82 ; 15, 58-79 ; 26, 160-174 ; 27, 54-58 ; e 29, 28-35. Secondo la tradizione musulmana, questi sei testi risalgono al periodo della Mecca (610-622), anzi a ciò che gli orientalisti chiamano “il terzo periodo meccano” che copre gli anni 619-622. Secondo le edizioni dell’Arabia Saudita, questi capitoli corrispondono, nell’ordine, ai capitoli 39, 52, 54, 47, 48 e 85.
La condanna dell’azione della gente di Sodoma è senza remissione. Per esempio Corano 29 (Il Ragno), 28-29: “E quando Lot disse al suo popolo: ‘Davvero commettete una turpitudine che mai nessuno al mondo ha commesso prima di voi. Concupite i maschi’”.
Secondo la Tradizione di Muhammad (Sunnah), l’omosessualità, sia maschile che femminile, sia attiva che passiva, è equiparata all’adulterio, ed è dunque passibile di morte.
I dotti (‘ulama’) si riferiscono di solito a 3 hadith, che parlano del liwât (parola derivata da Loth) cioè del rapporto tra due maschi (ma significa anche l’omosessualità in modo generico), o del sihâq cioè del rapporto tra due femmine. Il primo hadith dice: “Quando un maschio monta un altro maschio, il trono di Dio trema”. Il secondo dice: “Uccidi la persona che lo sta facendo [cioè il partner attivo] e la persona che lo sta subendo [cioè il partner passivo]”. Il terzo tratta delle lesbiche: “Il sihâq delle donne è una fornicazione (zinâ)”.
Inoltre, anche il rapporto anale con la propria moglie è condannato da un hadith: “Maledetto chi avvicina sua moglie dal di dietro” (Collezione dell’imam Ahmad 2/479).
L’omosessualità è spesso praticata, in tutta la storia araba e islamica, tra un adulto e un giovane ragazzo. Un hadith dice di "diffidare dei giovani imberbi, perché sono una fonte di danno più grande delle giovani vergini." Si dice dell’imam Sufyān al-Thawrī (morto nel 783) che sia scappato dalle terme un giorno, asserendo a proposito della tentazione sessuale che "se ogni donna ha un demone che l'accompagna, allora un bel giovane ne ha diciassette". Il famoso giurista hanbalita Ibn al-Jawzī (morto nel 1200) avrebbe detto: “Colui che afferma di non provare alcun desiderio quando guarda a bei ragazzi o bei giovani è un bugiardo, e se gli credessimo lo vedremmo come un animale, non un essere umano”. Nella poesia araba classica i poemi sull’amore dei giovani abbondano, e addirittura molti andavano nei monasteri per contemplare i giovani novizi!
Un riflesso di quest’amore per i giovani fanciulli si trova pure nel Corano. Nella descrizione del Paradiso della sura 56, 12-19 si legge: “Nei Giardini delle Delizie, molti tra gli antichi, pochi tra i recenti, su divani rivestiti d'oro, sdraiati gli uni di fronte agli altri. Vagheranno tra loro fanciulli di eterna giovinezza, [recanti] coppe, brocche e calici di bevanda sorgiva, che non darà mal di testa né ebbrezza”. E ancora nella sura 52, 21-24: “Coloro che avranno creduto e che saranno stati seguiti nella fede dalla loro progenie, Noi li riuniremo ai loro figli. Non diminuiremo in nulla il merito delle loro azioni, poiché ognuno è pegno di quello che si sarà guadagnato. Provvederemo loro i frutti e le carni che desidereranno. Si scambieranno un calice immune da vanità o peccato. E per servirli circoleranno tra loro giovanetti simili a perle nascoste”.
Il Corano condanna dunque in modo assoluto l’omosessualità e la pareggia con l’adulterio. La tradizione del Profeta dell’islam accettata dai dotti dice esplicitamente che merita la morte. La pratica dell’omosessualità era però frequente. L’islam ha autorizzato l’amore casto con i giovanotti, purché non ci sia rapporto fisico. E un detto (hadith) dice: “Colui che ama e rimane casto e nasconde il suo segreto e muore, muore da martire”, cioè per aver resistito alla più forte delle tentazione.
Posizione ufficiale dell’islam sull’omosessualità, ieri e oggi
Oggi, nel mondo musulmano, ci sono cinque scuole giuridiche: 4 sunnite (hanafita, malikita, sciafeita e hanbalita) e la quinta sciita, chiamata gia‘farita. La hanafita non considera adulterio i rapporti omosessuali, ma lascia la pena a discrezione del giudice. Le quattro altre scuole le considerano adulterio e condannano a morte i due partner. Come per l’adulterio, c’è la necessità dei quattro testimoni maschi (o 8 testimoni femmine).
L’imam Yûsuf al Qaradâwi, lo studioso più ascoltato dell'Islam sunnita moderno, scrive: “I giuristi dell'Islam hanno avuto opinioni divergenti riguardo la pena per questa pratica abominevole. Dovrebbe essere la stessa pena prevista per lo zina (fornicazione), o andrebbero uccisi sia il partecipante attivo che quello passivo? Anche se questa pena può sembrare crudele, è stato consigliato di mantenere la purezza della società islamica, e di mondarla dagli elementi pervertiti”. (Al-halâl w-al-harâm fî l-Islâm - Il lecito e l’illecito nell’islam).
Come viene applicata oggi la shari’ah, la legge islamica, nel mondo islamico? In sette nazioni, i rapporti omosessuali portano ufficialmente alla pena di morte, Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland, Yemen e l’Afghanistan all’epoca dei Talibani. In molte nazioni l'omosessualità è punita con il carcere, o pene corporali, per esempio in Bahrain, Qatar, Algeria, Maldive, ecc. In alcuni nazioni (Turchia, Giordania, Egitto, Mali, ecc.), l’omosessualità non è proibita come tale, ma i gay possono essere condannati per offesa alla moralità pubblica; com’è successo al Cairo l’11 maggio 2001, quando 52 uomini sono stati arrestati a bordo del nightclub gay galleggiante Queen Boat, ancorato sul Nilo. E’ in Iran che la situazione è la più ingiusta: dalla rivoluzione islamica, il governo iraniano ha mandato a morte più di 4000 persone accusate di rapporti omosessuali.
Su questo come in tanti altri punti l’Islam è in contraddizione con la carta universale dei diritti umani. Il motivo è il confondere l’etica con il diritto. Una religione può considerare un atto come un’offesa grave a Dio (un peccato), e nessuno può impedire a qualcuno di affermarlo – come è successo in modo vergognoso nel parlamento europeo con l’onorevole Buttiglione –. Ma la legge non può corrispondere sempre con l’etica. L’etica mira alla perfezione del comportamento, e deve proporre un ideale che sarà sempre difficile da raggiungere, ma che serve da faro per guidare l’uomo. La legge indica qual è il minimo al di sotto del quale c’è delitto. Inoltre, ed è un altro crimine, i media esercitano una pressione inaccettabile e immorale sugli omosessuali: nel caso dei 52 gay del Cairo, la stampa ha diffuso i loro nomi, indirizzi e telefoni, e pubblicato le loro foto: questo, e non l’omosessualità, avrebbe meritato il carcere.
Vi è poi un’incoerenza: la morale islamica reprime l’omosessualità, ma la gente di solito la tollera. In Egitto, ad esempio, non è rara tra un adulto e un giovane. È talmente diffusa che in arabo abbiamo addirittura due parole per definire la parte attiva e passiva (‘ars e khawal) della coppia omosessuale. L’unica differenza con l’Europa è che nel mondo arabo nessuno vuole legalizzare questo tipo di unione. In molti paesi musulmani, finché è una cosa privata, l’omosessualità è abbastanza tollerata, considerata addirittura banale. In Libano ad esempio si sa tutto di tutti: chi va con chi, purché essi non pretendano una legittimità.
http://www.asianews.it/
Il Corano e le Hadith sull’omosessualità
Nel Corano, il rapporto anale è considerato un peccato molto grave. La storia biblica di Lot (Genesi 19) è raccontata 6 volte nel Corano, caso eccezionale che ne mostra l’importanza, e sempre con una condanna assoluta: Corano 7, 80-84 ; 11, 77-82 ; 15, 58-79 ; 26, 160-174 ; 27, 54-58 ; e 29, 28-35. Secondo la tradizione musulmana, questi sei testi risalgono al periodo della Mecca (610-622), anzi a ciò che gli orientalisti chiamano “il terzo periodo meccano” che copre gli anni 619-622. Secondo le edizioni dell’Arabia Saudita, questi capitoli corrispondono, nell’ordine, ai capitoli 39, 52, 54, 47, 48 e 85.
La condanna dell’azione della gente di Sodoma è senza remissione. Per esempio Corano 29 (Il Ragno), 28-29: “E quando Lot disse al suo popolo: ‘Davvero commettete una turpitudine che mai nessuno al mondo ha commesso prima di voi. Concupite i maschi’”.
Secondo la Tradizione di Muhammad (Sunnah), l’omosessualità, sia maschile che femminile, sia attiva che passiva, è equiparata all’adulterio, ed è dunque passibile di morte.
I dotti (‘ulama’) si riferiscono di solito a 3 hadith, che parlano del liwât (parola derivata da Loth) cioè del rapporto tra due maschi (ma significa anche l’omosessualità in modo generico), o del sihâq cioè del rapporto tra due femmine. Il primo hadith dice: “Quando un maschio monta un altro maschio, il trono di Dio trema”. Il secondo dice: “Uccidi la persona che lo sta facendo [cioè il partner attivo] e la persona che lo sta subendo [cioè il partner passivo]”. Il terzo tratta delle lesbiche: “Il sihâq delle donne è una fornicazione (zinâ)”.
Inoltre, anche il rapporto anale con la propria moglie è condannato da un hadith: “Maledetto chi avvicina sua moglie dal di dietro” (Collezione dell’imam Ahmad 2/479).
L’omosessualità è spesso praticata, in tutta la storia araba e islamica, tra un adulto e un giovane ragazzo. Un hadith dice di "diffidare dei giovani imberbi, perché sono una fonte di danno più grande delle giovani vergini." Si dice dell’imam Sufyān al-Thawrī (morto nel 783) che sia scappato dalle terme un giorno, asserendo a proposito della tentazione sessuale che "se ogni donna ha un demone che l'accompagna, allora un bel giovane ne ha diciassette". Il famoso giurista hanbalita Ibn al-Jawzī (morto nel 1200) avrebbe detto: “Colui che afferma di non provare alcun desiderio quando guarda a bei ragazzi o bei giovani è un bugiardo, e se gli credessimo lo vedremmo come un animale, non un essere umano”. Nella poesia araba classica i poemi sull’amore dei giovani abbondano, e addirittura molti andavano nei monasteri per contemplare i giovani novizi!
Un riflesso di quest’amore per i giovani fanciulli si trova pure nel Corano. Nella descrizione del Paradiso della sura 56, 12-19 si legge: “Nei Giardini delle Delizie, molti tra gli antichi, pochi tra i recenti, su divani rivestiti d'oro, sdraiati gli uni di fronte agli altri. Vagheranno tra loro fanciulli di eterna giovinezza, [recanti] coppe, brocche e calici di bevanda sorgiva, che non darà mal di testa né ebbrezza”. E ancora nella sura 52, 21-24: “Coloro che avranno creduto e che saranno stati seguiti nella fede dalla loro progenie, Noi li riuniremo ai loro figli. Non diminuiremo in nulla il merito delle loro azioni, poiché ognuno è pegno di quello che si sarà guadagnato. Provvederemo loro i frutti e le carni che desidereranno. Si scambieranno un calice immune da vanità o peccato. E per servirli circoleranno tra loro giovanetti simili a perle nascoste”.
Il Corano condanna dunque in modo assoluto l’omosessualità e la pareggia con l’adulterio. La tradizione del Profeta dell’islam accettata dai dotti dice esplicitamente che merita la morte. La pratica dell’omosessualità era però frequente. L’islam ha autorizzato l’amore casto con i giovanotti, purché non ci sia rapporto fisico. E un detto (hadith) dice: “Colui che ama e rimane casto e nasconde il suo segreto e muore, muore da martire”, cioè per aver resistito alla più forte delle tentazione.
Posizione ufficiale dell’islam sull’omosessualità, ieri e oggi
Oggi, nel mondo musulmano, ci sono cinque scuole giuridiche: 4 sunnite (hanafita, malikita, sciafeita e hanbalita) e la quinta sciita, chiamata gia‘farita. La hanafita non considera adulterio i rapporti omosessuali, ma lascia la pena a discrezione del giudice. Le quattro altre scuole le considerano adulterio e condannano a morte i due partner. Come per l’adulterio, c’è la necessità dei quattro testimoni maschi (o 8 testimoni femmine).
L’imam Yûsuf al Qaradâwi, lo studioso più ascoltato dell'Islam sunnita moderno, scrive: “I giuristi dell'Islam hanno avuto opinioni divergenti riguardo la pena per questa pratica abominevole. Dovrebbe essere la stessa pena prevista per lo zina (fornicazione), o andrebbero uccisi sia il partecipante attivo che quello passivo? Anche se questa pena può sembrare crudele, è stato consigliato di mantenere la purezza della società islamica, e di mondarla dagli elementi pervertiti”. (Al-halâl w-al-harâm fî l-Islâm - Il lecito e l’illecito nell’islam).
Come viene applicata oggi la shari’ah, la legge islamica, nel mondo islamico? In sette nazioni, i rapporti omosessuali portano ufficialmente alla pena di morte, Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland, Yemen e l’Afghanistan all’epoca dei Talibani. In molte nazioni l'omosessualità è punita con il carcere, o pene corporali, per esempio in Bahrain, Qatar, Algeria, Maldive, ecc. In alcuni nazioni (Turchia, Giordania, Egitto, Mali, ecc.), l’omosessualità non è proibita come tale, ma i gay possono essere condannati per offesa alla moralità pubblica; com’è successo al Cairo l’11 maggio 2001, quando 52 uomini sono stati arrestati a bordo del nightclub gay galleggiante Queen Boat, ancorato sul Nilo. E’ in Iran che la situazione è la più ingiusta: dalla rivoluzione islamica, il governo iraniano ha mandato a morte più di 4000 persone accusate di rapporti omosessuali.
Su questo come in tanti altri punti l’Islam è in contraddizione con la carta universale dei diritti umani. Il motivo è il confondere l’etica con il diritto. Una religione può considerare un atto come un’offesa grave a Dio (un peccato), e nessuno può impedire a qualcuno di affermarlo – come è successo in modo vergognoso nel parlamento europeo con l’onorevole Buttiglione –. Ma la legge non può corrispondere sempre con l’etica. L’etica mira alla perfezione del comportamento, e deve proporre un ideale che sarà sempre difficile da raggiungere, ma che serve da faro per guidare l’uomo. La legge indica qual è il minimo al di sotto del quale c’è delitto. Inoltre, ed è un altro crimine, i media esercitano una pressione inaccettabile e immorale sugli omosessuali: nel caso dei 52 gay del Cairo, la stampa ha diffuso i loro nomi, indirizzi e telefoni, e pubblicato le loro foto: questo, e non l’omosessualità, avrebbe meritato il carcere.
Vi è poi un’incoerenza: la morale islamica reprime l’omosessualità, ma la gente di solito la tollera. In Egitto, ad esempio, non è rara tra un adulto e un giovane. È talmente diffusa che in arabo abbiamo addirittura due parole per definire la parte attiva e passiva (‘ars e khawal) della coppia omosessuale. L’unica differenza con l’Europa è che nel mondo arabo nessuno vuole legalizzare questo tipo di unione. In molti paesi musulmani, finché è una cosa privata, l’omosessualità è abbastanza tollerata, considerata addirittura banale. In Libano ad esempio si sa tutto di tutti: chi va con chi, purché essi non pretendano una legittimità.
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